Scrivo di te, della
tua agonia, giorno che muori, indago il tuo folle desiderio di un’alba perenne
che renda liquida la tua ossessione e faccia danzare il fulcro del cosmico buio dall’apatia fino all’entusiasmo,
perché tu giorno che muori scopra, morendo,
di avere un cuore nella vuota cavità del tuo silenzio più profondo, dove solo
un dio può attingere il suo segreto; oh tu, pozzo senza fondo che ci scruti, oh nostalgia
dell’abisso da cui fummo scagliati, con smisurato urlo di nascita, per marcire
poi nella terra, voi dite, dopo un breve excursus fra le ombre, voi dite, nel nostro giro alla ruota lunare, ci siamo
scavati con il sudore studioso di un’ebete fronte una fossa profonda il dito che
ora ci troviamo nel dietro, voi dite, oh
buffoni senza arte e senza parte, nel copioso pianto universo noi come lacrime,
oh monadi dite, a quale solitudine cosmica vi prostrate ora che il deserto ha eretto un
santuario nel vostro stesso cuore dilaniato dall’umana sventura e l’alba
perenne si è rivelata la ferita
originaria che ora vi separa anche dalla
vostra onnipotenza solitaria di sfingi senza più enigmi. In quale notte eterna
specchia Narciso la fragilità della nostra eco?
Dite, dove viaggia ora il silenzio? Quale canto inaugura
il vostro risveglio? Perché di questo si tratta, non potete nascondere alla mia pagina il
vostro sonnambulismo di orfani oranti.
Specchi ciechi per una terra buia e terribile, specchi ciechi in cui io mi vedo
mentre vago nel labirinto, in attesa di
un segno che precipiti le stelle sulla terra. Oh fuoco, dove danza la tua
fiamma? Quale Salomè l’odore acre del fumo rende ebbra di sangue? Fra me e
questa danza cade l’ombra di Dio, decapitata.
La testa rotola come un universo,
la testa cade come un infinito universo, ed eccoci qui con in mano già il suo
amletico teschio che bofonchia: “Essere o
non essere? Nessun problema. “
Nel pieno dell’esistenza dilaga il massimo pericolo, nel
pieno del pericolo l’esistenza è qualcosa che merita il nostro sì indiscusso. Ovunque
mi volga vedo l’abisso spargere le sue rose ma nessun cielo, nessun dio nella sera marchiata dal viola del
lutto!
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