Quando si diventa un fiume carsico si attraversa il tempo
come se questo fosse smisurato, prima o poi si erompe in superficie, il fiume
lo sa, dopo aver dissetato l’oceano, la
miriade e l’invisibile, il tempo fluisce enormemente nella stessa musica
perpetua; prendiamo per esempio un
Rimbaud, un Rimbaud nato da donna è un
nonnulla rispetto al Rimbaud della Visione che sotterranea ci coglie all’apice del
nostro sguardo perso, quando diventiamo lo sguardo stesso che oltrepassa
se stesso e si guarda; mentre il pensiero che si pensa, vuoto come una moria di stelle, agisce sul
reale, reinventandolo.
E non sapendo dirvi
le fonti vi lascio alla sete che questo deserto ci impartisce. E non sapendo
altra acqua che l’umidore modesto di un filo dell’erba, rasoterra il mio
pensiero diserta Dio e il suo Lassù, accogliendo le minuzie della terra, umida come lo sfondo tragico della tragica risata
che agita il fantoccio umano, cioè me
stesso, piccola caricatura della mia stessa sparizione in segno grafico, in
scrittura.
Io è il punto di fusione
fra il nulla e la sua eco che suona tremenda e infinita come il Tutto, derisoria manifestazione di un dio
ignoto a stesso che sempre ripete la sua
melodia infinita al nostro orecchio di smarriti e cosi’ facendo ci sfinisce.
Nessun commento:
Posta un commento