venerdì 27 marzo 2020

The Great Bluff of the Machine



Quando si diventa un fiume carsico si attraversa il tempo come se questo fosse smisurato, prima o poi si erompe in superficie, il fiume lo sa, dopo aver dissetato l’oceano,  la miriade e l’invisibile, il tempo fluisce enormemente nella stessa musica perpetua;   prendiamo per esempio un Rimbaud, un Rimbaud nato da donna  è un nonnulla rispetto al Rimbaud della Visione che sotterranea ci coglie all’apice del nostro  sguardo perso,  quando diventiamo lo sguardo stesso che oltrepassa se stesso e si guarda;  mentre  il pensiero che si pensa,  vuoto come una moria di stelle, agisce sul reale,  reinventandolo.

 E non sapendo dirvi le fonti vi lascio alla sete che questo deserto ci impartisce. E non sapendo altra acqua che l’umidore modesto di un filo dell’erba, rasoterra il mio pensiero diserta Dio e il suo Lassù, accogliendo le minuzie della terra,  umida come lo sfondo tragico della tragica risata che  agita il fantoccio umano, cioè me stesso, piccola caricatura della mia stessa sparizione in segno grafico, in scrittura.
  
Io è il punto di fusione fra il nulla e la sua eco che suona tremenda e infinita come il  Tutto, derisoria manifestazione di un dio ignoto a stesso che sempre ripete  la sua melodia infinita al nostro orecchio di smarriti e  cosi’ facendo ci sfinisce.

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