mercoledì 18 marzo 2020

Il punto di eterno ritorno




Amici ora voglio guidarvi sul più periglioso sentiero, dove l’abisso spalanca le sue fauci per un oh di stupore infinito, dove il fuoco arde nello specchio in un labirinto dove il Minotauro non è la bestia da soma del sesso per una ninfa qualunque, ma ciò che annera l’ardere del fuoco e nella miriade degli  specchi vede l’universo contorcersi  e spaccarsi in un grido di saggezza che impaura come impaura il tuono, il fuoco, il tumulto del popolo, l’uragano dionisiaco dei molti. Ebbene che si sappia che chi  adora il serpente cieco è maestro dell’idolo.

Ma non si può insegnare l’evanescenza a chi non esiste, perché sottratto al Tempo,  a guisa di lampo di silenzio nel cuore della parola, gioco di luna sopra una palma nel deserto, invenzione notturna di un poeta in vena di trucchi, storia caduta dall’Albero della Conoscenza, fiume del Destino, dove l’Occhio di Satana è irritato dalla visione, ooooh solenne arbitrio della Necessità, dove annidi il tuo sempre? Nel cuore di quale Mai? E se il Nevermore, Nevermore di Poe sostituisce Il lavoro nobilita eccetera,  perché non affidiamo al mai stato la sorte ventura? Ciò che non è mai stato altro che la perpetua ruota dell’erranza, messa a vorticare dentro l’istante sfinito di un eterno tornare dell’origine in sé.

Ora che siamo nel punto di eterno ritorno, siamo abilitati all’impossibile da forze che trascendono il cemento armato da millenni contro la vita e ci restituiscono le limpide erbe del sogno, le inquiete acque del ricordo, il vanire peripatetico del pensiero, la faccia umana scolpita per sempre nell’evanescenza. Sempre che incoraggia il mai a durare e il niente a farsi da parte,  per lasciare infinitamente vuota la scena dove la danza inizia il suo poema di fuoco e fiamme e si celebra la notte che garantisce il riposo della luce.

Amici, vi so guerrieri a difesa di un misero rigagnolo di eternità, a difesa di un torsolo di Dio che una Bernardette lasciò cadere con troppo infantile veggenza, a difesa di una Patria che è Chiacchiera: Doxa che non redime ma che inchioda.

Abbandonate oh guerrieri ciò che fino a ieri era venerato e imponete la legge del divenire a chi ama solo l’essere e spargete la musica dell’immobile per chi cerca nell’errare i suoi motivi, insegnate la luce a chi vive nel buio e a chi vive nell’ombra spiegate i pericoli della luce.

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